... con attenzioni verso l'ambiente e il territorio, le persone e i servizi, convinti sostenitori della bio-edilizia, della sostenibilità ambientale e della resilienza ...

martedì 3 settembre 2013

Creare milioni di posti di lavoro è possibile

La “blue economy” per reagire
alla crisi economica ed ambientale

Ispirarsi alla natura per ridurre l’inquinamento e creare milioni di posti di lavoro è possibile. Parola di Gunter Pauli, ideatore della “economia blu”.

Ispirarsi alla natura per ridurre l’inquinamento e creare milioni di posti di lavoro è possibile. Parola di Gunter Pauli, ideatore dell’economia blu: uno sviluppo della green economy che punta alla sostenibilità attraverso la
trasformazione in merce redditizia di materiali e sostanze generalmente
sprecati. Se ne è parlato presso il World environment education congress
(Weec), tenutosi a Marrakesh dal 9 al 14 giugno: obiettivo della blue economy
non è ridurre le emissioni di CO2, ma addirittura azzerarle. Per farlo,
l’economista belga non propone di investire più denaro nella tutela
dell’ambiente, ma di sfruttare da subito le innovazioni che, in ogni settore,
utilizzando sostanze già presenti in natura permettono di effettuare minori
investimenti. Un processo virtuoso che può ridare ossigeno all’economia
globale, ma che potrà essere realizzato solamente se si rivedrà daccapo il
sistema educativo. Secondo Pauli, infatti, è folle continuare a non dare alla
natura l’importanza che ha. Ma ancor più lo è un’istruzione che non
permette ai giovani di immaginare un mondo diverso.

Cosa hanno in comune il cuore di una balena, il manto di una zebra e le zampe
di un geco? Sanno sfruttare in modo efficiente ciò che la natura gli offre.
Proprio come la blue economy, idea sviluppata e presentata nell’omonimo best
seller dal docente universitario Gunter Pauli. Che, in un appassionato
intervento presso la settima edizione del Weec, ha spiegato come si può
passare dalla società e dall’economia della scarsità a quelle
dell’abbondanza solamente “con ciò che già abbiamo”. In pratica,
assicura Pauli, con l’economia blu si otterrebbero benefici sia a livello
sociale che finanziario, se solo si utilizzassero soluzioni scientifiche open
source basate su processi fisici comuni nel mondo naturale.

Prima è però necessario gettare nuove basi culturali, e con esse un nuovo
approccio con la natura e con l’economia, che solo l’educazione ambientale
potrà offrire. Una formazione diversa, che ignori l’importanza data
oggigiorno ai titoli di studio: “Dimentichiamo i diplomi e le lauree, il
futuro è nell’intelligenza emotiva”, osserva il professore: “Serve
imparare ciò di cui non troviamo le risposte su Google o Wikipedia,
sviluppando la capacità di porre domande nuove. Ma, per farlo - aggiunge -
dobbiamo ridare ai giovani la sicurezza in se stessi”.

Per l’economista sono proprio i giovani che possono cambiare in meglio le
cose, anche senza soldi e senza esperienza. Come? “Tornando a sviluppare la
propria immaginazione”. Anzi, “la precondizione per rilanciare l’economia
è proprio la mancanza di esperienza in questo tipo di sistema”, chiosa
Pauli: “Altrimenti si cadrebbe negli stessi errori già fatti”. E cita
l’esempio della Spagna, dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli
ben superiori a quelli già da record italiani: lì, spiega Pauli, il primo
passo per uscire dalla crisi dovrà essere il riportare le nuove generazioni a
credere di potercela fare. Il secondo, sviluppare le tecnologie efficienti che,
sia dal punto di vista ambientale che economico, sono le uniche a garantirci un
futuro.

Le idee di Gunter Pauli, in effetti, hanno caratterizzato l’intero Congresso
mondiale sull’educazione ambientale. Non solo per la massiccia presenza di
ragazzi di ogni età a cui sono stati dedicati una gran quantità di workshop
ed altri eventi, ma anche perché il messaggio dato dai relatori agli oltre
2400 partecipanti provenienti da ben 150 Paesi è stato lo stesso che dà
l’economia blu: impariamo dalla natura. Un concetto ribadito anche da
un’altra importante ospite del Weec, Vandana Shiva, che durante il discorso
di chiusura dell’evento (organizzato dall’Istituto per l’Ambiente e
l’Educazione Scholé Futuro di Torino con la Fondazione Mohammed VI per la
protezione dell’ambiente di Rabat) ha ricordato a tutti i presenti quanto la
natura, ben più di esperti e scienziati, sia la vera maestra se si vuole
re-imparare non solo a vivere con essa, ma anche fra di noi, “riportandoci a
tessere i legami sociali che si sono sciolti negli ultimi decenni”.

Fonte: La Stampa, leggi QUI.

Nessun commento:

Posta un commento