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domenica 10 maggio 2015

Analisi delle applicazioni dei Sistemi di Accumulo nel settore elettrico

Realizzato in collaborazione con:

Tecnologia strategica per garantire i servizi necessari alla stabilità del sistema elettrico, evitando il rischio di limitare la produzione delle fonti rinnovabili, verso un sistema totalmente “decarbonizzato”


In un sistema elettrico caratterizzato da una sempre più rilevante produzione di energia da impianti alimentati da fonti rinnovabili non programmabili (FRNP), i sistemi di accumulo si propongono come una tecnologia strategica per garantire i servizi necessari alla stabilità e sicurezza del sistema elettrico e massimizzare l’autoconsumo, ottimizzando l’integrazione nel sistema elettrico della produzione delle fonti rinnovabili e aprendo la strada verso un sistema totalmente “decarbonizzato”.

In questo scenario, da un lato critico per l’evoluzione del sistema elettrico nei prossimi decenni, dall’altro ricco di opportunità di innovazione e di sviluppo industriale, appare importante affrontare alcune questioni aperte: 
- Quali sono le applicazioni di maggiore rilievo ed interesse? 
- In quali di queste applicazioni l’accumulo elettrochimico ha raggiunto o è prossimo alla competitività, nel contesto tecnologico, economico e regolatorio attuale? 
- Quali mutamenti di scenario (costi e prestazioni della tecnologia, quadro normativo/ regolatorio) possono facilitare la diffusione dei sistemi di accumulo elettrochimico? 

Con lo scopo di rispondere a queste domande, ANIE Energia, in collaborazione con RSE, ha condotto una serie di simulazioni su diversi casi applicativi reali andando a valutare la convenienza economica attraverso l’analisi dei costi e dei benefici.

L’analisi effettuata su diversi casi applicativi evidenzia la grande varietà di situazioni nelle quali è possibile ipotizzare un impiego di Sistemi di Accumulo elettrochimico al servizio del sistema elettrico.

I Sistemi di Accumulo risultano convenienti, ai prezzi di mercato e sulla base delle regolamentazioni attuali, soloin alcune specifiche situazioni, fra cui si citano l’integrazione in impianti alimentati a carbone, dove l’accumulo consente di assolvere all’obbligo di riserva primaria senza limitare la producibilità della centrale, e l’installazione in piccole isole non connesse alla rete nazionale, dove la produzione da fonti rinnovabili è concorrenziale rispetto all’attuale produzione tramite impianti a gasolio e un Sistema di Accumulo adeguatamente dimensionato è in grado di ridurre significativamente la produzione da fonti rinnovabili che verrebbe tagliata, con conseguente riduzione delle emissioni e degli esborsi per acquisto di combustibili.

In altre situazioni (ad esempio i servizi di bilanciamento) la convenienza dell’impiego dei Sistemi di Accumulo non è lontana e potrebbe essere raggiunta nei prossimi anni grazie al miglioramento delle tecnologie e alla produzione di più vasta scala, con importanti riduzioni dei prezzi.

Va sottolineato che le analisi svolte hanno costantemente adottato l’approccio semplificato e prudenziale di considerare sistemi che assolvano ad un’unica funzione, e presentino quindi un solo meccanismo di remunerazione. In varie situazioni, sia nelle applicazioni di rete che in quelle domestiche, è possibile concepire un utilizzo combinato del medesimo Sistema di Accumulo per diversi scopi (ad esempio, presso gli utenti, svolgendo le funzioni di gruppo di continuità, riduzione dei picchi di prelievo, autoconsumo della produzione fotovoltaica locale) ed in questi casi è ovvio attendersi un sensibile miglioramento degli indici di redditività.

Le valutazioni ed analisi dettagliati sono riportati nel Libro Bianco sui Sistemi di Accumulo liberamente scaricabile al seguente link: www.anienergia.it/Libro_Bianco_Accumuli

A cura di: @ANIEnergia

Fonte: Infobuild ENERGIA, leggi QUI.

giovedì 20 febbraio 2014

Cancellata la proroga relativa all'installazione impianti fonti rinnovabili negli edifici

Restano fermi i termini relativi agli obblighi di copertura dei consumi mediante fonti rinnovabili e di potenza installata degli impianti a fonti rinnovabili in edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.

Nel passaggio alla Camera, è stato soppresso dal testo della legge di conversione del D.L. 150/2013 - Milleproroghe l'art. 4-bis, introdotto dal Senato, avente ad oggetto il differimento di termini in materia di fonti rinnovabili in edilizia.

In particolare, il soppresso art. 4-bis disponeva la proroga di un anno, dal 01/01/2014 al 01/01/2015, dei termini di cui al punto 1, lettere b) ed al punto 3, lettera b) dell'Allegato 3 del D. Leg.vo 28/2011, relativi agli obblighi di copertura dei consumi mediante fonti rinnovabili e di potenza installata dei medesimi impianti in edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.

Dunque i seguenti i requisiti, di cui ai citati punti 1, lettera b) e 3, lettera b) dell'Allegato 3 del D. Leg.vo 28/2011, continuano ad essere richiesti, per edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti con richiesta di titolo edilizio presentata dal 01/01/2014 al 31/12/2016 (e non dal 01/01/2015, come proposto dal Senato):
- gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l'acqua calda sanitaria e del 35% della somma dei consumi previsti per l'acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento;
- la potenza elettrica degli impianti alimentati da fonti rinnovabili che devono essere obbligatoriamente installati sopra o all'interno dell'edificio o nelle relative pertinenze, misurata in kW, è calcolata secondo la formula:

P (kW) = 1 / 65 (m²/kW) x Superficie in pianta dell'edificio al livello del terreno (m²).

Fonte: Legislazione Tecnica, leggi QUI.

Per approfondimenti potete contattare lo STUDIO TECNICO BOLOGNINI.

martedì 18 febbraio 2014

Fotovoltaico sul tetto? Per il Fisco vale come una stanza in più e va accatastato

Ogni giorno pare se ne inventino una nuova, stare al passo con tutto diventa un'impresa difficile.

Ad esempio non tutti sanno che l'impianto fotovoltaico sul tetto di casa, se ha una potenza superiore a 3 kW, potrebbe far aumentare la rendita catastale, e quindi l'Imu, la Tasi e le altre imposte che hanno come base il valore catastale (ad esempio, il registro in caso di compravendita). 

Installati per abbattere i costi in bolletta e per incassare gli incentivi pubblici sull'energia prodotta – secondo la tesi del Fisco – i moduli fotovoltaici vanno considerati come una "appendice" dell'abitazione che aumenta il suo valore. 

A chiarirlo è una circolare dell'agenzia delle Entrate (n. 36/E del 19 dicembre 2013) che ha esentato dall'obbligo gli impianti "minori" e definito nel dettaglio le circostanze in cui i pannelli vanno registrati al Catasto. Gli edifici a rischio La questione è delicata, perché in genere un impianto di 3 kW è esattamente quello che serve per coprire i consumi di una famiglia-tipo. 

Fino a qualche anno fa, però, gli incentivi erano così ricchi che molti proprietari hanno scelto di installare impianti un po' più potenti, così da massimizzare l'incasso delle "tariffe incentivanti": quando il tetto di casa era abbastanza spazioso, molti hanno scelto moduli da 4, 6 o anche 10 kW di potenza (in media, 1 kW richiede circa 7 metri quadrati di superficie). 

Sono proprio queste le situazioni in cui bisogna verificare se la rendita catastale dell'unità immobiliare va aggiornata o no. Secondo gli ultimi dati del Gse – aggiornati al 31 gennaio scorso – in Italia ci sono 176mila impianti i cui titolari possono stare tranquilli, perché hanno una potenza inferiore a 3 kW, mentre ce ne sono 312mila a rischio, con una potenza compresa tra 3 a 20 kW.

Il criterio per l'accatastamento

Quando il fotovoltaico è al servizio di un'unità immobiliare già accatastata, la circolare delle Entrate ribadisce che la variazione catastale è obbligatoria solamente quando il valore dell'impianto supera il 15% della rendita catastale. 

Piccolo problema: per il proprietario è impossibile valutare da solo se il rapporto viene superato o no. 

Anche perché il risultato finale dipende dalla rendita di partenza, che può essere molto diversa a seconda della categoria catastale: molte villette, ad esempio, non sono iscritte in Catasto come A/7 (villini), ma come A/2 (abitazioni civili), e proprio per questo valgono meno agli occhi del fisco. In questi casi, arrivare all'obbligo di aggiornamento catastale potrebbe essere più facile. Al contrario, sulle abitazioni di recente costruzione (o dove la rendita catastale è stata aggiornata per grandi lavori di ristrutturazione) sarà più difficile che il valore dell'impianto fotovoltaico sul tetto incida per oltre il 15 per cento. 

La conclusione comunque è una sola: per fare una valutazione corretta bisogna coinvolgere un professionista abilitato, come un geometra, perché valuti se è necessario aggiornare la rendita. Di quanto? Impossibile generalizzare, perché di fatto l'impianto farà salire la rendita di una o più "classi", ma si può ipotizzare che su una villetta con una rendita di 1.200 euro l'incremento sarà – almeno – di 250 euro.

La mappa degli impianti interessati 

Dei 312mila impianti con una potenza tra i 3 e 20 kW, quasi 46mila si trovano in Veneto. Seguono Lombardia (circa 39mila) ed Emilia Romagna (circa 26mila). Sembra un controsenso, ma non è così: nelle regioni del Sud sono più diffusi i grandi impianti, mentre le strutture di taglia domestica hanno riscosso maggiore popolarità nell'area della pianura Padana. La stessa dove risultano più utilizzate le detrazioni fiscali per il risparmio energetico.

Fonte: Il Sole 24 Ore, leggi QUI.

Scarica la circolare cliccando QUI.

Lo STUDIO TECNICO BOLOGNINI è a disposizione per effettuare le verifiche di legge e successivamente provvedere alla eventuale variazione catastale, contattaci per un preventivo.

lunedì 17 febbraio 2014

È conveniente installare un impianto fotovoltaico? Ecco una guida agli impianti fotovoltaici domestici per la produzione di energia rinnovabile

Il risparmio economico sulle utenze dell’energia domestica è uno degli obiettivi dei consumatori italiani, che nonostante la vastità dell’offerta di Eni, di Enel e di tutti gli operatori del settore, trovano sempre più difficile realizzare un vero risparmio energetico ed economico allo stesso tempo.

Per risparmiare sui costi dell’energia, comunque, esistono diverse soluzioni, alcune più vantaggiose delle altre: confrontare le tariffe proposte dagli operatori, per esempio, potrebbe essere un buon modo per pagare di meno la bolletta, anche diminuire e ottimizzare i consumi potrebbe essere indice di una buona condotta ma passare alle energie rinnovabili è sicuramente l’opzione più ricca di vantaggi.

Scegliere l’energia rinnovabile può voler dire continuare a ricevere un’erogazione da parte degli operatori, ma derivata da fonti rinnovabili, oppure - ancora meglio – essere noi stessi produttori di energia installando, per esempio, un impianto fotovoltaico in casa.

Realizzarlo non è semplice ed è bene sempre avere accanto un esperto in materia ma i vantaggi che questo apporterà alle vostre tasche e all’ambiente saranno riscontrabili già dal breve periodo.

I vantaggi principali – e strutturali – di un impianto fotovoltaico, infatti, sono il risparmio economico e il rispetto ambientale, nonché la produzione di energia pulita.

Per quanto riguarda il primo punto, è facilmente intuibile che essere produttori di energia possa svincolarci dal pagamento del servizio energetico di un operatore esterno: ad ogni modo, l’energia prodotta dal nostro impianto avrà un prezzo costante nel tempo e quella in surplus, ovvero non utilizzata, verrà reimmessa nella rete energetica sotto retribuzione.

Il secondo vantaggio è quello che si realizza nei confronti dell’ambiente: il fotovoltaico utilizza una fonte di energia naturale rinnovabile come il sole per produrre energia domestica, quindi non emette nell’aria sostanze con CO2 dannose per l’ambiente e per la nostra salute.

L’impianto fotovoltaico è uno di quegli strumenti che permettono di creare un ambiente sano anche per le future generazioni, perché è basato su un sistema energetico di approvvigionamento pulito ma soprattutto sicuro.

La tecnologia di cui è composto, infatti, è molto affidabile, facile da installare e comunque è conosciuta, per cui risolvere eventuali problemi non sarà difficile; oltretutto i costi di realizzazione stanno via via diminuendo e continueranno a calare anche in un futuro prossimo quando, si spera, l’energia rinnovabile sia sempre più diffusa tra i consumatori e nelle famiglie.

Realizzare un impianto fotovoltaico è semplice, ma è bene essere guidati da un professionista del settore e conoscere il funzionamento e le fasi principali di realizzazione dell’impianto. Partire dalle basi significa anche conoscere di cosa si compone, per esempio, sapere cosa sono i moduli, l’inverter e il contatore GSE.

I moduli non sono altro che le celle in silicio che trasformano la luce del sole in energia termica; collegate tra loro per generare più potenza, formano i moduli fotovoltaici.

L’inverter, invece, è una componente che serve a trasformare la corrente prodotta dai moduli da continua ad alternata e svolge funzioni importanti per connettere l’energia elettrica all’intero impianto.

Il contatore GSE, invece, non è integrato nell’impianto, ma ci serve per gestire le quantità di energia prodotte e immesse nella rete per eventualmente ricevere gli incentivi statali previsti dalla legge.

Un'altra parte fondamentale da conoscere è il sistema di monitoraggio e gestione dei consumi, che serve per monitorare il funzionamento dell’impianto e capire se sono presenti anomalie e permette al proprietario dell’impianto di gestire i carichi interni all’edificio (es. un elettrodomestico).

Prima di realizzare un impianto, comunque, è necessario dotarsi delle autorizzazioni necessarie rilasciate direttamente dal Comune. Per semplificare queste pratiche burocratiche e amministrative basta rivolgersi alle aziende che installano pannelli fotovoltaici che offrono soluzioni dove sono incluse queste pratiche.

Improvvisarsi installatori è sbagliato: è bene affidarsi sempre ad uno specialista del settore o ad un’azienda accreditata che possa fornire materiali di qualità per permettere all’impianto di essere redditizio.

Riguardo agli incentivi di cui si accennava prima, se si installa un impianto fotovoltaico, quindi se si incentiva la produzione di energia pulita che possa migliorare la qualità della vita e l’ottimizzazione energetica della propria casa, è possibile richiedere un rimborso fino al 65% di ciò che si è speso.

Grazie agli ecobonus, infatti, riconfermati nuovamente anche per il 2014, il Governo incentiva e supporta questo tipo di interventi alle proprie case, volti al miglioramento e all’efficientamento energetico.

Fonte: Infobuildenergia, leggi QUI.

giovedì 23 gennaio 2014

Fotovoltaico nelle zone colpite da calamità: incentivi agli impianti entrati in esercizio entro 01/01/2015

La L. 147/2014 ha prorogato il termine di entrata in esercizio per gli impianti iscritti nel registro in posizione tale da rientrare nei volumi incentivabili.

Il comma 154 dell'articolo unico della Legge di Stabilità 2014, L. 147/2013, ha prorogato di un anno dalla data di entrata in vigore della legge stessa, e dunque al 01/01/2015, il termine entro il quale gli impianti fotovoltaici, già iscritti nei relativi registri, da realizzare in zone colpite da eventi calamitosi negli anni 2012 e 2013, dovranno entrare in esercizio per poter essere ammessi agli incentivi previsti dal D.M. 06/07/2012 (Quinto Conto Energia).

La proroga è concessa anche nel caso in cui a ricadere nelle zone colpite dalle calamità sono le opere connesse agli impianti suindicati.

Tale disposizione costituisce una proroga del termine, di cui all'art. 4, comma 8, del citato D.M. 05/07/2012, che prevede l’ammissione alle tariffe incentivanti per gli impianti iscritti nel registro in posizione tale da rientrare nei volumi incentivabili purché entrati in esercizio entro un anno dalla pubblicazione della graduatoria relativa al registro.

Dunque, per poter essere ammessi agli incentivi previsti dal Quinto Conto Energia, gli impianti fotovoltaici da realizzare in zone colpite da eventi calamitosi negli anni 2012 e 2013, già inseriti nelle graduatorie pubblicate dal GSE il 28/09/2012 (Prima graduatoria) ed il 23/05/2013 (Seconda graduatoria), dovranno entrare in esercizio entro il 01/01/2015. La proroga, dunque, consente agli impianti in oggetto, ormai decaduti dagli incentivi in quanto non entrati in esercizio entro il 28/09/2013 (un anno dalla pubblicazione della prima graduatoria), o che non entraranno in esercizio entro il 23/05/2014 (un anno dalla pubblicazione della seconda graduatoria), di mantenere il diritto agli incentivi se entreranno in esercizio entro il 01/01/2015.

Lo stesso comma 154 dell'art. 1 della L. 147/2013 prevede, entro il 30/06/2014, l'aggiornamento del sistema degli incentivi di cui all'art. 28, comma 2, lettera g), del D. Leg.vo 28/2011, attuato con il D.M. 28/12/2012, c.d. «Conto Termico».

Fonte: Legislazione Tecnica, leggi QUI.

lunedì 11 novembre 2013

I benefici dei Sistemi di accumulo per il mercato elettrico

La nuova fase del fotovoltaico: convenienza dei sistemi di accumulo in ambito residenziale








A cura di: ANIE Energia
ANIE Energia ha commissionato uno studio alla società di consulenza strategica BiP. Lo studio condotto ha l’obiettivo di identificare la convenienza derivante dall’installazione di sistemi di accumulo dedicati a impianti di generazione fotovoltaici residenziali e piccolo commerciali.
Nello studio vengono elaborati diversi scenari di penetrazione dei sistemi di accumulo associati a impianti fotovoltaici (da crescita moderata a diffusione di massa). In tutti gli scenari le soluzioni analizzate determinano benefici in bolletta (riduzione del prelievo di energia dalla rete) e benefici a livello di sistema elettrico (integrazione delle rinnovabili e minore necessità di infrastrutture).

La generazione fotovoltaica ha registrato tassi di crescita estremamente elevati, arrivando a coprire nel 2012 il 5,6% della richiesta di energia con oltre 500.000 impianti installati.

Recentemente il regolatore ha iniziato ad affrontare le problematiche derivanti dalla crescita incontrollata delle installazioni fotovoltaiche, quali intermittenza, sbilanciamenti e prevedibilità della generazione.

I sistemi di accumulo dell’energia elettrica in ambito residenziale possono consentire la prosecuzione degli investimenti sul fotovoltaico anche dopo la chiusura del Quinto Conto Energia, aumentando la quota di generazione di energia da fonte rinnovabile e determinando notevoli benefici per il sistema elettrico.
La diffusione dei sistemi di accumulo associati a impianti fotovoltaici permette un incremento dell’occupazione nel paese, grazie alla creazione di una filiera interna dei sistemi di accumulo e il supporto alla filiera fotovoltaica. Tale diffusione massiva dei sistemi di accumulo richiede necessariamente una riduzione dei costi, prevista per i prossimi anni in circa il 40-50%, ottenibile grazie alle economie di scala.

Nel breve periodo è necessario identificare degli strumenti di sostegno temporanei, così da poter avviare il mercato dei sistemi di accumulo e permettere il raggiungimento delle necessarie efficienze.

Scenari di diffusione dei sistemi di accumulo associati a impianti fotovoltaici domestici

Nello studio si ipotizzano quattro diversi scenari di penetrazione dei sistemi fotovoltaici domestici dotati di sistema di accumulo: 
Scenario 1 – applicazione di nicchia: 1% delle utenze italiane*
Scenario 2 – crescita moderata: 5%
Scenario 3 – crescita sostenuta: 10%
Scenario 4 – diffusione di massa: 20%

*si fa riferimento ad un totale di 25 milioni di famiglie o utenze domestiche

I sistemi di accumulo domestico permettono di sfruttare completamente la generazione FV distribuita, consentendo di spostare una quota dei consumi dal gas verso l’elettricità, con significativo beneficio in termini di efficienza energetica.Tale evoluzione permetterebbe di ridurre il gap registrato dall’Italia con gli altri paesi europei intermini di penetrazione elettrica, che sui consumi residenziali è pari a 19% rispetto al 25% dellamedia EU (dati 2011).

Riduzione capacità installata termoelettrica

I Sistemi di Accumulo di energia elettrica determinano una riduzione di capacità termoelettrica necessaria alla punta tramite la riduzione del picco di domanda serale, grazie al prelievo dalla batteria. La stima del beneficio è realizzata considerando gli investimenti in nuove centrali approvati entro il 2020 e la disponibilità degli impianti stessi. La valorizzazione è basata sull’investimento in €/MW in capacità CCGT pari a 0,5 M€/MW e sul valore annuo degli O&M di centrale risparmiati (35 K€/MW).

Miglioramento della prevedibilità della Generazione Distribuita

I Sistemi di Accumulo di energia elettrica permettono di ridurre la variabilità oraria di immissione di energia in rete. Il risultato positivo è dato dall’incremento della capacità di previsione e di conseguenza dalla riduzione dello sbilanciamento medio (per circa il 20%) e dei volumi di riserva secondaria da approvvigionare. La valorizzazione è realizzata al costo marginale di generazione di impianti di punta (Turbogas) pari a 160 €/MWh.


Riduzione delle perdite di rete

I Sistemi di Accumulo di energia elettrica determinano una riduzione delle perdite di energia dovute alla trasmissione sulla rete elettrica. Il risultato positivo è dato dalla differenza di due effetti di segno opposto: la riduzione delle perdite sul prelievo serale dell’utenza con FV (alimentata dalla batteria) e l’incremento di perdite (da 5,1% a 8,9%) sull’utenza vicina, che dovrà alimentarsi dalle centrali tradizionali, anziché dal FV dell’utenza. La valorizzazione è realizzata tramite il costo marginale di generazione CCGT, pari a 60 €/MWh.


Riduzione modulazione impianti NPRES al 2020
I Sistemi di Accumulo di energia elettrica determinano una riduzione dell’energia tagliata a causa di un eccesso di generazione sulla domanda (overgeneration). Il risultato positivo è dato dalla differenza tra l’overgeneration prevedibile al 2020 con l’installazione del solo FV e l’overgeneration prevedibile in caso di adozione di un sistema Sistemi di Accumulo di energia elettrica, che permette di spostare la generazione fotovoltaica in ore di consumo superiore. La valorizzazione è realizzata al costo marginale di generazione CCGT, pari a 60 €/ MWh.


Investment deferral rete di distribuzione

I Sistemi di Accumulo di energia elettrica determinano una riduzione della potenza richiesta alla rete di distribuzione, livellando il picco di utilizzo considerando sia il consumo che l’immissione sulla rete. Il beneficio è stimato sulla base del differenziale di picco di utilizzo della rete tra la configurazione con solo il fotovoltaico e quella con il fotovoltaico e lo storage residenziale. La valorizzazione è effettuata al costo di costruzione della rete in funzione della potenza, stimabile in 400 €/kW.


Riduzione delle interruzioni

Il beneficio è stimato considerando la riduzione del numero di interruzioni all’anno determinate dall’implementazione di un Sistema di Accumulo di energia elettrica. Si è stimato che la batteria sia disponibile per servizi di backup circa il 50% delle ore all’anno, imponendo il vincolo di batteria carica almeno al 30%. La valorizzazione dei saving è realizzata al valore dell’energia non fornita previsto dall’AEEG (VENF: 3.000 €/MWh).


Riduzione delle emissioni di CO2

I Sistemi di Accumulo di energia elettrica contribuiscono alla diminuzione delle emissioni grazie alla riduzione apportata a perdite di rete e overgeneration. La quantificazione della CO2 è realizzata sulla base del fattore di emissione medio del parco termoelettrico italiano, pari a 513.8 gCO2/kWh. La valorizzazione dei saving è basata sul prezzo della CO2 previsto dal WEO per l’Europa al 2020, pari a 20 €/tCO2.


Benefici qualitativi forniti dai Sistemi di Accumulo di energia elettrica al Paese

La diffusione dei Sistemi di Accumulo di energia elettrica determina, oltre ai benefici precedentemente quantificati, anche una serie di benefici non direttamente quantificabili di notevole interesse per il Paese.

Maggiore diffusione FER

Si facilita la diffusione delle energie rinnovabili, contribuendo al raggiungimento della quota obiettivo di FER elettriche nel sistema

Incremento della potenza disponibile

È permesso l’utilizzo nelle abitazioni di una potenza superiore a quella fornita dal contatore, senza modifiche contrattuali e oneri aggiuntivi

Erogazione di servizi di rete

Si possono fornire dei servizi di rete (es. regolazione della tensione e della frequenza), in presenza di un quadro normativo adeguato

Crescita tasso occupazionale e sviluppo filiera accumulo

Si contribuisce alla crescita occupazionale all’interno della filiera italiana dei sistemi di accumulo e del FV

Sviluppo mercato degli EV

Viene favorita la crescita del settore della mobilità elettrica, con vantaggi in termini di efficienza energetica e riduzione delle emissioni

Fonte: infobuildenergia, leggi QUI.

sabato 2 novembre 2013

Nuove leggi sul condominio, ecco come risparmiare sull’energia

Riscaldamento centralizzato o autonomo? Installare i pannelli fotovoltaici? Nuove regole per il condominio

A giugno è entrata in vigore la legge 220/2012, il cui tema è la riforma delle norme che regolano la vita condominiale. Una delle innovazioni più importanti per la vita di chi abita in un condominio è la possibilità di staccarsi dall'impianto centralizzato, diventando così autonomi e decidendo come e quanto consumare, pur rimanendo vincolati all’operatore scelto dal condominio, che sia il fornitore Enel Energia, Ediso
n o altri.

Il risparmio sui consumi di gas, q
uindi, si realizza non cambiando operatore, ma decidendo autonomamente come regolare i propri consumi. Un metodo efficace per consumare secondo le proprie necessità senza sprechi è installare sui termosifoni del nostro appartamento delle termovalvole e un timer.

La valvole termostatiche, o termovalvole, permettono di regolare la temperatura in ogni stanza dove si trova un termosifone, ma anche di evitare disomogeneità tra gli appartamenti che si trovano al piano terra di un condominio e quelli dell’ultimo piano, che presentano spesso temperature interne inferiori rispetto a quelle degli appartamenti intermedi. Le valvole termostatiche funzionano permettendo di regolare automaticamente il flusso di acqua calda ai radiatori, sulla base della temperatura impostata precedentemente sulla scala graduata che si trova sulla valvola.

Questo semplice meccanismo permette di riscaldare autonomamente diversi ambienti, evitando di riscaldare eccessivamente una stanza per avere una temperatura confortevole in un’altra. Usando correttamente questo dispositivo si può arrivare a risparmiare fino al 20% sulla bolletta.

Il timer, o cronotermostato, invece, consente di regolare l’accensione e lo spegnimento del riscaldamento, evitando che sia acceso quando non siamo in casa, con un evidente spreco di energia. Ad esempio, se si torna a casa ad una determinata ora, si può impostare il timer in modo che i termosifoni si accendano un’ora prima del nostro arrivo, così da trovare la casa riscaldata, ma non eccessivamente, e senza dispendio di consumi. Con un buon senso organizzativo, il risparmio in bolletta sarà garantito.

Un’altra questione affrontata dalla riforma delle norme condominiali è quella relativa alla possibilità di installare e utilizzare impianti fotovoltaici, sia a livello individuale che per l’intero condominio. Il fotovoltaico, infatti, rappresenta un’ottima possibilità per sfruttare a vantaggio di tutti gli spazi comuni del condominio, come il tetto, le balaustre e altre superfici esterne.

Per installare un impianto fotovoltaico, il singolo condomino deve presentare la propria proposta all'amministratore  il quale entro trenta giorni deve convocare l’assemblea di condominio per discuterla. Per essere approvata, la proposta deve essere votata dalla maggioranza dei condomini che rappresentino almeno la metà del valore totale del condominio. In questo caso l’impianto fotovoltaico sarà installato con una spesa distribuita tra i vari condomini (e ammortizzata dalle detrazioni fiscali in vigore fino a giugno 2014) e il suo utilizzo sarà a beneficio di tutti.

In questo modo si potrà risparmiare notevolmente sulla bolletta elettrica condominiale, soprattutto grazie all'autoconsumo in loco, ovviamente diurno. Laddove non si autoconsumi tutta l’energia prodotta dall'impianto fotovoltaico e immessa in rete, si avrà un rimborso parziale delle bollette pagate.

La nuova normativa, però, prevede anche la possibilità di installare un impianto fotovoltaico nelle parti comuni del condominio, ma a beneficio personale. Il condomino potrà procedere ai lavori autonomamente, senza il preventivo consenso dell’assemblea condominiale. Nel caso però qualcuno manifesti esplicitamente il proprio dissenso ai lavori, la proposta dovrà passare al vaglio dell’assemblea condominiale. Ovviamente l’impianto fotovoltaico non deve procurare danni architettonici o paesaggistici e non deve in nessun modo pregiudicare la sicurezza o la stabilità dell’edificio.

La sensibilità ecologica, quindi, sta crescendo non solo nei singoli cittadini, ma anche nel legislatore, che sta tutelando sempre di più coloro che decidono di investire i loro risparmi nell’energia pulita, con la consapevolezza di ottenere un vantaggio non solo in termini di risparmio economico, ma anche di maggiore benessere e qualità della vita.

Fonte: infobuildenergia, leggi QUI.

Lo STUDIO TECNICO BOLOGNINI è a disposizione per eventuali chiarimenti.

giovedì 10 ottobre 2013

Uno studio Anie Energia sui sitemi di accumulo nel residenziale

500 milioni di euro annui risparmiati dai proprietari degli impianti fotovoltaici e importanti benefici per il sistema elettrico, questo il dato più importante che emerge dallo studio nazionale sui benefici dei sistemi di accumulo elettrochimico, per il sistema elettrico e per l'utente finale, “Residential Electrical Storage Systems”, presentato di recente da Anie Energia.

Lo studio sottolinea che l'adozione dei sistemi di accumulo, tecnologia che permette di immagazzinare l'energia prodotta in eccesso durante il giorno per poi utilizzarla quando serve, permetterebbe un aumento dell'autoconsumo dell’energia fotovoltaica dal 30% al 70%, con chiari benefici per i proprietari degli impianti.

Con la fine del V Conto Energia e delle tariffe incentivanti, l'adozione di tali sistemi permetterebbe un nuovo impulso al fotovoltaico e faciliterebbe il raggiungimento della grid parity, considerando soprattutto che si prevede che il costo delle batterie nei prossimi 3/5 anni diminuirà di circa il 50%.

Inoltre il Rapporto evidenzia che la diffusione dei sistemi di accumulo associati a impianti fotovoltaici permette un incremento dell’occupazione nel paese, grazie alla creazione di una filiera interna dei sistemi di accumulo e il supporto alla filiera fotovoltaica.
Lo studio Anie ipotizza uno scenario di penetrazione dei sistemi di accumulo del 20%, quindi 5 milioni di impianti fotovoltaici a fronte dei 25 milioni di famiglie italiane. "Il risparmio maggiore - si legge in una nota - deriverebbe dalla riduzione dell’energia tagliata a causa di overgeneration, eccesso di generazione sulla domanda, quantificata in 234,4 milioni di euro, subito seguito dai 147,1 milioni risparmiati dalla riduzione di capacità termoelettrica derivante dal livellamento del picco di domanda serale di energia. Si aggira intorno a 72,8 milioni invece il taglio dei costi derivanti dall’investment deferral sulla rete di distribuzione dovuta alla riduzione della potenza richiesta, senza contare poi il risparmio generato dalla riduzione delle perdite di rete (quantificato in 17,4 milioni) e dalla diminuzione delle emissioni di CO2 (43,1 milioni)".

"La forte crescita del fotovoltaico e delle altre fonti rinnovabili incentivate –dichiara Nicola Cosciani, Presidente del Gruppo Sistemi di Accumulo di ANIE Energia – è un risultato sorprendente che proietta l’Italia oltre gli obiettivi europei del 2020. È necessario ora capitalizzare gli investimenti fatti, gestire al meglio grandi quantità di elettricità non programmabile e sfruttare tutte le potenzialità dei sistemi di accumulo con l’obiettivo primario di ridurre la bolletta energetica per i cittadini e le imprese".

Il Presidente di Anie Confinustria Claudio Andrea Gemme, nel suo intervento ha sottolineato che la tecnologia dei sistemi di accumulo è ancora sperimentale ma si sta velocemente sviluppando, è però necessario prevedere un programma di sostegno da parte del Governo a supporto della ricerca di nuove tecnologie e regolamentare in tempi brevi le norme di riferimento per sostenerne la diffusione anche attraverso inentivi temporanei, seguendo l'esempio di altri paesi europei."Esistono esempi di realtà, - ha sottolineato Gemme - come Germania e USA, che riconoscono l’importanza di una corretta diffusione di sistemi di accumulo domestici e già si sono mossi per prevedere facilitazioni per la loro installazione. ANIE auspica che entro breve anche l’Italia possa dotarsi di una normativa di riferimento specifica".

Attualmente la normativa infatti non regolamenta direttamente i sistemi di accumulo domestici, ma sta evolvendo nella direzione di attribuire ai produttori rinnovabili parte degli oneri di gestione delle FER.

Le norme tecniche in essere CEI 0-21 e CEI 0-16 non vietano l’installazione di sistemi di accumulo, ma non introducono regole precise di connessione creando una situazione di incertezza che blocca gli investimenti, lo Studio sottolinea dunque che è necessario che il comitato tecnico 316 del CEI definisca, in accordo con il neonato comitato tecnico 120, delle regole tecniche specifiche per la connessione dei sistemi di accumulo alla rete.

Fonte: Infobuildenergia, leggi QUI.

sabato 3 agosto 2013

Domenica 16 giugno, rinnovabili al 100% e il prezzo dell'elettricità va a zero

Domenica 16 giugno 2013, tra le 14 e le 15, per la prima volta nella storia, il prezzo d'acquisto dell’energia elettrica (PUN) è sceso a zero su tutto il territorio nazionale (vedi sintesi GME). Ciò significa che in quelle due ore energia solare, eolico e idroelettrico hanno prodotto il 100% dell'elettricità italiana (vedi grafico sotto). Se l’evento, in una giornata completamente soleggiata e sufficientemente ventosa, poteva essere probabile nelle regioni meridionali, un po’ sorprende che sia accaduto anche per le aree del centro nord, dove comunque un ruolo determinante lo potrebbero aver giocato anche le buone riserve nei bacini idrici accumulatesi negli scorsi mesi.



Un fenomeno, quello del prezzo dell'elettricità all'ingrosso a zero, che finora si era verificato solo per alcuni prezzi zonali, ma mai per tutte le zone del paese, portando quindi il Prezzo Unico Nazionale, cioè il PUN, a zero. Un evento simile era stato sfiorato domenica 2 giugno 2013, allorché il prezzo medio minimo orario si attestò a 0,46 €/MWh, peraltro con una domanda inferiore a quella del 16 giugno.

Secondo i dati (a consuntivo) dei fabbisogni orari giornalieri pubblicati da Terna alle ore 14 del 16 giugno la richiesta è stata di 31.199 MW; alle 15 di 30.565 MW.

Un recente studio di Althesys dimostrava come il solo fotovoltaico già nel 2012 aveva spostato i valori delle medie orarie dei prezzi, tanto che oggi il picco di prezzo non coincide più con la massima domanda di elettricità. L’analisi considerava sia i minori prezzi nelle ore solari, stimati in 1.420 milioni di euro (erano 396 milioni del 2011) sia i maggiori prezzi nelle ore non solari, pari a 586 milioni: il peak shaving netto nel 2012 risultava così di 838 milioni di euro.

Un’ulteriore prova di come il crescente contributo delle rinnovabili stia tenendo bassi i prezzi dell'elettricità.

“La capacità di offerta delle rinnovabili in Italia sembra garantire ormai in termini di domanda istantanea una copertura del 100% di rinnovabili in quei momenti in cui il fabbisogno è basso come nelle domeniche primaverili ed estive”, commenta a QualEnergia.it Alessandro Marangoni di Althesys. “Comunque –chiarisce – l’evento istantaneo non può essere preso come riferimento per una gestione oculata del mercato elettrico, che ha bisogno, ora più di prima, di un nuovo market design alla luce di una struttura dell’offerta in profondo mutamento”. Il responsabile della società di consulenza energetica non si è sbilanciato sul risultato del peak shaving per il 2013, ma ci ha detto che, con l’attuale situazione dell’economia, non è affatto escluso che sia maggiore di quegli 838 milioni di euro del 2012.
Per Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia, “quanto accaduto domenica 16 giugno è un’ulteriore dimostrazione degli effetti della rapida penetrazione delle rinnovabile in Italia, che a maggio hanno addirittura coperto più del 50% della produzione di energia elettrica”. “Oltre a incidere sul risparmio netto in termini di prezzo dell’elettricità e alla riduzione delle emissioni – ha detto Silvestrini - la diffusione delle fonti rinnovabili comporta anche una diminuzione delle importazioni di combustibili fossili, riducendo l’elevato saldo negativo del bilancio energetico nazionale”.

Il Prezzo Unico Nazionale ricordiamo è il prezzo in acquisto dell’energia elettrica che si forma nel mercato elettrico italiano ed è il risultato di aste che coprono la richiesta di energia prevista ora per ora con l’elettricità offerta da vari operatori. Nelle aste si accetta (si dispaccia), prima l’offerta più economica e poi, via via, i “pacchetti” più cari, fino a coprire tutto il fabbisogno. Dato che a determinare il prezzo orario che si applica a tutti gli impianti è la fonte più cara selezionata, la cosiddetta “marginale”, immissioni di energia a basso prezzo, escludendo le fonti più care all’altro estremo, fanno abbassare notevolmente il costo di tutto il pacchetto di offerte.

Le rinnovabili non programmabili, come solare ed eolico, sono offerte a prezzo zero, così da non rischiare di non essere selezionate, ben sapendo da una parte di non avere costi di combustibile da coprire, e dall’altra che non saranno comunque remunerate zero, ma al prezzo determinato dalla fonte marginale. Il loro effetto è quindi quello di far scendere il prezzo dei gruppi di offerte orarie in cui entrano. Domenica, in quelle due ore che resteranno nella Storia del sistema energetico italiano, sul mercato c'erano solo loro: le energie pulite, ed ecco perchè il PUN è caduto a zero.

Fonte: QualEnergia, leggi QUI.

martedì 16 luglio 2013

Autonomia energetica: un esempio il diamante fotovoltaico


Dagli sforzi congiunti di Enel e dell'Università di Pisa nasce una nuova tipologia di centrali energetiche di nuova generazione caratterizzate da una forma molto suggestiva. 

La prima centrale è stata installata presso la Villa Demidoff di Pratolino.

Ha finalmente debuttato la prima centrale energetica di nuova concezione nata dagli sforzi congiunti di Enel e dell'Università di Pisa. Caratterizzata da una struttura molto suggestiva a forma poliedrica, che gli ha valso il soprannome di "Diamante", la nuova centrale energetica consente di accumulare e conservare sotto forma di idrogeno l’energia prodotta in eccesso dai pannelli fotovoltaici durante il giorno, cosi da renderla fruibile durante la notte. 

La centrale è stata installata a Villa Demidoff, Pratolino, e fornirà energia per l'illuminazione notturna del parco e per l'alimentazione delle biciclette elettriche messe a disposizione dei visitatori della villa medicea.

Volendo essere più precisi, il Diamante è costituito da una struttura poliedrica a forma sferica del diametro di 8 metri. 38 pannelli fotovoltaici al silicio policristallino sono disposti sulla calotta superiore e nel lato orientato a sud. La superficie sferica restante è coperta da pannelli di vetro temperato che proteggono la costruzione dal vento. All'interno, in 3 sfere del diametro di 2 metri, sono collocati i serbatoi per l‘accumulo dell'idrogeno, prodotto mediante una tecnologia avanzata utilizzando l'energia elettrica in eccesso generata dai pannelli fotovoltaici. L'idrogeno accumulato durante il giorno verrà poi riutilizzato in celle a combustibile per la produzione di energia elettrica durante le ore notturne per sopperire all'assenza della luce solare.

Stando a quanto riportato da Enel, l'impianto dovrebbe essere in grado di fornire circa 11kWp di potenza, tuttavia non si tratta che di un primo passo: "l’obiettivo strategico è quello di testare su scala significativa l’integrazione tra i pannelli solari ed un sistema di accumulo d’energia, al fine di migliorare la producibilità da fonti rinnovabili rendendola continua e, soprattutto, prevedibile. Il Diamante è il primo tassello di un importante filone di ricerca che riteniamo rivesta grande importanza per favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili" ha dichiarato Livio Vido, direttore della divisione Ingegneria e Innovazione di Enel.

Fonte: Energia Solare Online, leggi QUI.

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Alcune informazioni e la storia di Villa Demidoff tratte da Wikipedia:


Villa Demidoff è la denominazione moderna di quello che resta della Villa Medicea di Pratolino e si trova nella località di Pratolino, a Vaglia, in Provincia di Firenze, in via Fiorentina, 276. La villa medicea vera e propria fu demolita nel 1822, ma in seguito venne acquistata dalla famiglia di origine russa dei Demidoff, che adibirono a nuova villa l'edificio secondario delle paggerie, ingrandendolo e ristrutturandolo. Il parco, seppur stravolto e spogliato nel corso dei secoli, è uno dei più belli e vasti di tutta la Toscana, tra i più importanti nello stile all'inglese.

La grande tenuta di Benedetto Uguccioni fu acquistata nel 1568 da Francesco I de' Medici, non ancora granduca. Il terreno era piuttosto lontano da Firenze in una zona aspra e scoscesa ai piedi dell'Appennino. Francesco affidò a Bernardo Buontalentil'incarico di edificare una splendida villa (1569-1575), per il soggiorno della sua seconda moglie Bianca Cappello. La villa di Pratolino nel complesso delle ville medicee di importanza strategica per il luogo, o per le attività agricole, o per altri motivi, doveva rappresentare la concessione principesca al puro lusso, dove tutto era improntato alla massima magnificenza. La "meraviglie" di Pratolino furono, prima ancora di venire completate, oggetto esaltazione e encomio in poemetti e altri resoconti, quasi a giustificarne il costo colossale di 782.000 scudi, il doppio, per fare un esempio, della spesa occorsa per completare gli Uffizi.

Circondata da un grande parco di abeti, il palazzo aveva al piano terra un complesso di giochi artificiali con automi, scherzi d'acqua e scenari impreziositi dalla presenza di statue antiche, madreperle, pietre dure e marmi pregiati; anche il parco intorno era ricco di fantasiose trovate e di fontane monumentali; il Buontalenti stesso fu l'ideatore di queste macchine e trovate, che rispecchiavano dopotutto la personalità e gli interessi del nuovo granduca stesso, amante delle stranezze naturali, dell'alchimia, dell'estro più fantasioso, come ci manifesta pure un altro capolavoro da egli commissionato, lo Studiolo in Palazzo Vecchio.

La puntuale rappresentazione realizzata da Giusto Utens nella celebre serie di Ville Medicee del Museo di Firenze com'era ci mostra come quello di Pratolino fosse il parco-giardino più vasto tra le tenute medicee, tanto da occupare da solo quasi tutto lo spazio della rappresentazione, nonostante ne sia stata dipinta solo la metà verso sud.

Il parco era tagliato da un asse coincidente con uno stradone che appariva come l'unico elemento regolato del parco, caratterizzato da una morfologia del terreno ricca d'anfratti, cavità e altre irregolarità. La villa era posta al centro e tutto il parco era segnato dalla presenza dell'acqua, elemento generatore e assoluto protagonista simbolico dello schema decorativo. L'asse principale nord-sud, su cui si trovava la villa, univa le due parti del parco e iniziava a nord con la Fontana di Giove, il Parco dei Moderni e il Colosso dell'Appennino, poi, dopo la villa, proseguiva verso sud con lo Stradone delle pile, il Parco degli Antichi e la Fontana dsella lavandaia. Da questo asse si dipartivano una serie di viali, sentieri e labirinti, che a loro volta portavano a grotte, fontane, vasche, staue disseminate ovunque. Suscitavano particolare ammirazione i sofisticati ingegni che muovevano automi e alimentavano suoni e giochi d'acqua. In questo complesso i vari elementi architettonici del parco erano individuabili grazie alla percezione dei sensi, stimolati dal rumore delle acque e dalle piogge artificiali.

Vi lavorarono oltre a Bernardo Buontalenti, Bartolomeo Ammannati, Valerio Cioli, Vincenzo Danti e il Giambologna, che eseguì il capolavoro del Colosso dell'Appennino (1580 circa). Questo, che rimane l'esempio più pregevole degli arredi originali, è alto 14 metri, con la parte bassa occupata da una grotta esagona dalla quale si accede, mediante una scala, al vano ricavato nella parte alta del corpo e nella testa, che all'interno prende luce dagli occhi stessi. All'esterno la statua è ornata di spugne e concrezioni calcaree, dalle quali versava l'acqua nella piscina sottostante. Il Drago fu aggiunto da Giovan Battista Foggini nel Seicento.

Alle spalle dell'Appennino si trovava il grande labirinto d'alloro, mentre sul davanti si apriva un ampio prato, con ai lati collocate ventisei antiche sculture.

Si narra che visto il risultato ottenuto con il Colosso dell'Appennino, fu coniata la celebre frase che recita: "Giambologna fece l'Appennino ma si pentì d'averlo fatto a Pratolino." Questo non perché Pratolino non si meritasse tale magnificenza ma semplicemente perché se l'appennino si fosse trovato in piazza della Signoria a Firenze o in qualsiasi altra "piazza principale" di una città importante sarebbe oggi una delle attrazioni più note al mondo.

Giusto Utens si dilunga nella sua rappresentazione delle vasche comunicanti che portavano acqua da monte a valle, in un succedersi continuo di cascate, laghetti artificiali e altre trovate di grandioso effetto scenico.

La villa era altrettanto magnifica come il parco. Compatta nella struttura esterna, con le tipiche finestre incorniciate da pietra serena sull'intonaco bianco, era razionalmente simmetrica nella disposizione degli ambienti interni. Nell'alto basamento si aprivano una serie di fantasiose grotte artificiali come la Grotta del Diluvio, quella di Galatea, della Stufa, della Spugna o della Samaritana, nelle quali Francesco, incline alla solitudine e all'evasione, era solito rinchiudersi per conviti segreti con la sua amante Bianca Cappello, che poté sposare solo quando entrambi rimasero vedovi, dopo il 1579, seppure in un primo momento per prudenza le nozze furono tenute segrete.

Francesco e Bianca morirono improvvisamente nel 1587 alla Villa medicea di Poggio a Caiano. La dimora di Pratolino, così intrisa della memoria di Francesco, del suo inquieto e malinconico edonismo, fu poco frequentata dai successivi granduchi medicei. A Pratolino, benché fosse un modello culturale imitato in tutta Europa, si cominciarono a registrare fin dal Seicento le prime sparizioni di statue e di impianti idraulici.

Solo nel tardo Seicento, con il figlio di Cosimo III, il GranPrincipe – cioè principe ereditario –Ferdinando de' Medici, figura inquieta e per certi veste simile al suo antenato. Collezionista di cose rare e curiose, amante del diletto e del "capriccio", prese a cuore Pratolino e ne curò un restauro e ulteriore abbellimento con nuove opere artistcihe: affreschi di Pier DandiniCrescenzo Onofri, Anton Domenico Gabbiani e Sebastiano Ricci; un nuovo teatro realizzato da Anton Maria Ferri e Ferdinando Galli da Bibbiena (1697); nuove statue per il parco. Ferdinando non divenne mai granduca per la sua morte prematura nel 1713 a causa della sifilide.

Il complesso, che era troppo costoso per poter sopravvivere, ebbe un periodo di abbandono con l'avvento dei Lorena, i quali avevano una visione completamente diversa della gestione del patrimonio già appartenuto ai Medici: le ville soprattutto non erano più un luogo di svago, ma un "costo" disperso nel territorio, per cui la loro oculata gestione di stampo illuministico, portò alla graduale alienazione delle ville. Pratolino subì una sorte particolarmente dolorosa perché a fine del Settecento presentava uno stato di conservazione molto preoccupante.

Il continuo abbandono e l'incuria avevavo notevolmente compromesso l'impianto decorativo del parco, ormai usato solo come riserva di caccia, e anche la villa, che aveva subito infiltrazioni d'acqua provenienti dalle grotte sotterranee alle quali nessuno aveva posto rimedio nel tempo, era ormai dissestata.
Molte delle statue vennero trasferite al Giardino di Boboli, finché nel 1819 il Granduca Ferdinando III mutò lo splendido giardino all'italiana in giardino all'inglese, per opera dell'ingegnere boemo Joseph Fritsch. Questa scelta progettuale comportò l'allargamento delle aree di rappresentanza a spese di quelle coltivate, e l'ingrandimento della superficie del parco da venti a settantotto ettari.

I ruderi del parco Buontalentiano furono felicemente inglobati nell'impianto paesistico del nuovo parco.

All'ingegnere Joseph Fritsch si deve anche la triste demolizione del palazzo, che venne fatto saltare con le mine nel 1820. Scomparve così quella che secondo alcuni era stata la più splendida, e sicuramente la più stravagante delle ville medicee, "teatro di delizie, di magnificenza e di comodi".

Il parco, di proprietà di Leopoldo II dal 1837, fu venduto alla sua morte al principe russo Paolo II Demidoff (1872).

I Demidoff erano una ricchissima famiglia di industriali di origine russa, che, in seguito all'invio di Nicola Demidoff come ambasciatore a Firenze nel 1837, si stabilirono a Firenze, dove animarono la vita culturale e politica della città.

Dopo aver acquistato Pratolino, ristrutturarono gli edifici superstiti della villa: le scuderie, la cappella e la fattoria. Dall'edificio secondario delle paggerie, originale del periodo del Buontalenti, fecero ricavare all'architetto Emilio de Fabris, ristrutturandolo e ingrandendolo, una nuova villa, che da essi prese il nome che oggi indica anche il parco stesso.

Dall'ultimo discendente dei Demidoff, la proprietà passò all'Amministrazione Provinciale di Firenze nel 1981.

Nonostante molte opere d'arte originarie siano state rimosse nel corso dei secoli, il parco ne conserva ancora molte di rilevante interesse. Tra queste si annovera: ilColosso dell'Appennino di Giambologna; la Fonte di Giove, la cui copia fu collocata dai Demidoff alla fine dell'Ottocento; le due mete di spugna; la Cappella, a pianta esagonale con loggiato esterno, in prossimità della quale è sepolta l'ultima principessa Demidoff; la Fonte del Mugnone, la cui statua fu scolpita dal Giambologna (1577); laPeschiera della Maschera, adibita anche a piscina e attrezzata per bagni caldi; laGrande Voliera; la Fagianeria; la Grotta di Cupido, costruita dal Buontalenti nel 1577; il Casino neoclassico di Montili, realizzato intorno al 1820 dall'architetto Luigi de Cambray-Digny.

In tutto il parco sono presenti alberi secolari, tra cui querce, farnie, cedri e ippocastani, veri e propri monumenti naturali ricchi di suggestione.

venerdì 21 giugno 2013

Finisce il V conto energia, raggiunti i 6,7 miliardi di euro

Il GSE in un comunicato ha annunciato la fine del V Conto energia per il solare fotovoltaico.

Il Contatore Fotovoltaico presente sul sito del Gestore dei Servizi Energetici ha infatti raggiunto il valore di costo indicativo cumulato annuo degli incentivi di 6 miliardi e 700 milioni di euro.

Gli impianti che hanno presentato la richiesta d’incentivazione sono 531.242, per una potenza complessiva pari a 18.217 MW.

Di questi 531.242 impianti, 4.779, per una potenza complessiva di 1.136 MW e un costo indicativo annuo di 94 milioni di euro, sono iscritti nei Registri in posizione utile ma non ancora entrati in esercizio.

"Il Decreto Ministeriale del 5 luglio 2012 cesserà di applicarsi decorsi trenta giorni solari dalla data di pubblicazione della delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, con la quale verrà individuata la data di raggiungimento del valore annuale di 6,7 miliardi di euro".

L'Autorità per l'Energia ha già emanato la delibera 250/2013/R/efr, nella quale ha indicato nel 6 giugno 2013 la data di raggiungimento della soglia di 6,7 miliardi di euro del costo indicativo cumulato annuo degli incentivi per lo sviluppo degli impianti fotovoltaici.

La delibera 250/2013/R/efr, sarà trasmessa ai Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al GSE.

Proprio pochi giorni fa Valerio Natalizia, nel corso dell'assemblea annuale di Anie/Gifi durante la quale è stato letto il nuovo presidente Emilio Cremona, ha evidenziato la necessità di trovare nuovi strumenti a sostegno del settore, coinvolgendo Governo, associazioni e tutte le parti interessate, in modo che si possa arrivare alla Grid parity, preservando posti di lavoro e stimolando gli investimenti a salvaguardia del mondo del fotovoltaico.

Lo STUDIO TECNICO BOLOGNINI è a disposizione per eventuali chiarimenti.

Fonte: Infobuild Energia, leggi QUI.

domenica 16 giugno 2013

Riforma del Condominio, ecco le principali novità in arrivo dal 18 giugno

Entra in vigore il 18 giugno prossimo la riforma sulla disciplina dei condomini. La legge 220 dell’11 dicembre 2012 – “Modifica alla disciplina del condominio negli edifici – Riforma del condominio”, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 293 del 17 dicembre 2012, riscrive alcuni passaggi fondamentali delle regole che normano la convivenza civile in un palazzo. Maggioranze, amministratore, spese, millesimi sono alcuni dei passaggi toccati dalle nuove norme che dovrebbero regolare i rapporti con i vicini di casa.

La riforma, composta da 32 articoli, rivede il capo del codice civile dedicato al condominio negli edifici (artt. 1117 e successivi), rappresentando l'approdo di un percorso di riforma che ha impegnato il Parlamento per più legislature.

I profili di novità introdotti in materia energetica riguardano due questioni principali: una legata alla produzione di energia rinnovabile, l’altra al riscaldamento. Nel primo caso si fa riferimento alla possibilità di introdurre particolari innovazioni allo scopo di realizzare impianti per la produzione di energia eolica, solare o comunque da fonte rinnovabile; nel secondo caso si ammette la possibilità del distacco di un singolo condomino dall'impianto centralizzato di riscaldamento.

Assume importanza, nell’ambito di un’accezione più estensiva dell’immobile, anche la diversa definizione delle parti comuni dell’edificio nelle quali vengono inserite, tra le altre, i pilastri e le travi portanti; le facciate degli edifici (anche nell’eventualità di un intervento di efficienza a integrazione architettonica), i parcheggi (per un’eventuale copertura con pensilina fotovoltaica) e i sottotetti destinati, per le caratteristiche strutturali e funzionali, all'uso comune.

Energia rinnovabile sul lastrico condominiale

Se vi siete convinti che grazie ai pannelli fotovoltaici posati sull’intero lastrico condominiale possiate dotare il vostro palazzo della tecnologia più sostenibile, sostenendola in sede assembleare, sappiate che l'articolo 2 inserisce nel codice civile l'art. 1117-ter. Esso prevede che la modifica della destinazione d'uso delle parti comuni richiede un numero di voti che rappresenti i 4/5 dei partecipanti al condominio e i 4/5 del valore dell'edificio.

Se poi rimangono dubbi sull’iniziativa e non riuscite ad andare in porto, è bene sapere che l’opportunità di installare impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili può essere destinata anche “al servizio di singole unità del condominio sul lastrico solare, su ogni altra idonea superficie comune e sulle parti di proprietà individuale dell'interessato”. Quindi anche per il solo appartamento in cui abitate. Cosa fare a questo punto per farsela approvare?

L'articolo 5 incide sulla materia delle innovazioni riscrivendo l'articolo 1120 c.c.

Con esso i condomini possono approvare alcune tipologie di innovazioni con la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio (ai sensi del secondo comma dell'articolo 1136 c.c.). Tali innovazioni, nel rispetto delle normative di settore, possono avere ad oggetto, tra l'altro: il contenimento del consumo energetico; la realizzazione di parcheggi; la produzione di energia da impianti di cogenerazione e da fonti rinnovabili da parte del condominio o di terzi che conseguano a titolo oneroso un diritto reale o personale di godimento del lastrico solare o di altra idonea superficie comune.


Da notare che la nuova prescrizione introduce, inoltre, un nuovo e più stringente iter di convocazione dell’assemblea da parte dell’amministratore. In caso di proposta di innovazione (analoga a quella sopradescritta), l'amministratore è tenuto a convocare l'assemblea entro 30 giorni dalla richiesta anche di un solo condòmino; tale richiesta dovrà contenere la specificazione delle innovazioni proposte e delle modalità di esecuzione dei lavori.

Dopo aver convinto tutti della bontà del progetto, si può anche incorrere nella non banale necessità di dover convincere nuovamente i vicini della necessità di effettuare anche modifiche o lavori sul suolo comune. Qualora si rendano necessarie modificazioni di questo tipo, l'interessato ne deve e dare comunicazione preventiva all'amministratore indicando il contenuto specifico e le modalità di esecuzione degli interventi.

L'art. 1117-ter vieta in tutti i casi le modificazioni delle destinazioni d'uso che possono recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato o che ne alterano il decoro architettonico.

L'assemblea, in questo caso, può prescrivere, con la maggioranza (di cui all'articolo 6 che sostituisce l’articolo 1122 del codice civile), adeguate modalità alternative di esecuzione o imporre cautele specifiche. Con la medesima maggioranza, può altresì subordinare l'esecuzione alla prestazione, da parte dell'interessato, ad idonea garanzia per i danni eventuali.

Ma non finisce qui. Se, nel frattempo, qualcuno ha tramato contro il vostro impianto fotovoltaico anche in corso d’opera, c’è l’articolo 1117-quater che detta disposizioni per la tutela contro le attività che incidono negativamente e in modo sostanziale sulle destinazioni d'uso delle parti comuni. In tali casi, l'amministratore o i singoli condomini possono diffidare l'esecutore di tali attività e chiedere la convocazione dell'assemblea che delibera in merito alla cessazione delle attività, anche mediante azioni giudiziarie, con la maggioranza prevista dal codice all'art. 1136.

Riscaldamento centralizzato addio: mi metto in proprio

Un altro punto importante della riforma in materia energetica riguarda la possibilità per un condòmino di decidere il distacco dall’impianto di riscaldamento comune. Ebbene, senza alcun tipo di formalità o procedura particolare, il singolo (recita l’ultimo comma dell’articolo 3, in materia di diritto del condomino sulle parti comuni) potrà farlo senza rischiare divieti o contenziosi, ma ovviamente c’è un limite a questa possibilità: il distacco potrà avvenire, infatti, se non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri.

Rimane in capo al condòmino che si “separa” l’obbligo di contribuire alle spese di manutenzione straordinaria e messa a norma dell’impianto centralizzato.

La decisione deve comunque avvenire senza preavviso e deve essere “oggettivamente constatato che l’immobile non gode della normale erogazione del calore a causa di problemi tecnici all’impianto di riscaldamento centralizzato condominiale”.

Ma non basta. Il nuovo art. 1118 c.c. sostituito con la Riforma, specifica anche che il distacco avviene “dopo che nell’arco di un’intera stagione di riscaldamento, il condominio non sia riuscito a risolvere il problema”.

Tra gli addetti ai lavori rimane tuttavia il dubbio su come effettivamente si possa dimostrare che gli altri condòmini non subiscano un aggravio dall’operazione.

Il rischio è quello di una guerra di perizie e controperizie derivante dal fatto che quando si modifica l’equilibrio termico di un impianto, esso provocherà una resa differente (di calore e di costi) da immobile a immobile, in grado di determinare un innalzamento del tasso di litigiosità tra chi rimane e deve pagare di più e chi si distacca. Ad agevolare la controversia è stata introdotta però la contabilizzazione del calore, che è sempre più diffusa, e che consente una suddivisione in maniera più equa e proporzionale dei consumi effettivi.

Parti comuni

Uno dei pilastri della riforma – come abbiamo già accennato in più parti - risiede nella modifica della definizione di parti comuni, così come era previsto fino ad oggi. L’articolo 1 della legge 220/2012 sostituisce l’articolo 1117 del codice civile, fornendo una definizione più articolata di «parti comuni» dell’edificio. L'articolo 2 ne estende poi l'applicabilità della disciplina anche a più condominii di unità immobiliari o di edifici (i cosiddetti Supercondomini).

Il testo propone, inoltre, le nuove diciture di "impianti idrici e fognari" e di "sistemi centralizzati di distribuzione e di trasmissione per il gas, per l'energia elettrica, per il riscaldamento e il condizionamento dell'aria" che definiscono impianti che ricadono tra le parti comuni. Il provvedimento specifica che in caso di impianti unitari, si dovrà far rientrare l'impianto tra le parti comuni fino al punto di utenza, salve le normative di settore in materia di reti pubbliche.

Fondo per la manutenzione straordinaria

Tra i vari punti della legge, il più controverso è, a parere degli addetti ai lavori, il punto 4 dell’art. 1135 c.c. che impone l’obbligo per l’assemblea, in caso di deliberazioni aventi ad oggetto l’approvazione di opere di manutenzione straordinaria e/o di innovazioni, di costituire un fondo speciale di importo pari ai lavori da realizzare.

Il testo rileva che “l’assemblea dei condomini provvede [..] alle opere di manutenzione straordinaria e alle innovazioni, costituendo obbligatoriamente un fondo speciale di importo pari all’ammontare dei lavori“.

La specialità del fondo consiste nel fatto che esso può essere utilizzato solo per la destinazione prevista dai condomini e deve essere istituito solo per gli specifici interventi di manutenzione straordinaria deliberati dall’assemblea, quindi non per future opere non ancora determinate e neppure determinabili. Per manutenzione straordinaria s’intende, in effetti, quella al di fuori della normalità e abitualità da eseguirsi sugli impianti e sulle cose comuni e, in genere, quella mirante a conservarne nel tempo o a ricostruirne od innovarne la struttura.

Le ragioni della obbligatorietà della costituzione del fondo speciale risiederebbe nel fatto che si vuole imporre all’assemblea una contabilità separata per la realizzazione di opere straordinarie e per il riparto delle relative spese tra i condomini: si vuole così dotare per tempo il condominio della necessaria provvista di denaro per affrontare spese che generalmente si palesano assai rilevanti, rafforzando la garanzia a coloro che sono chiamati a realizzare le opere deliberate.

Inutile dire – come è già stato fatto notare dalle associazioni di categoria – che un fondo di questo tipo, in tempi di “vacche magre” come quelle attuali, raffredda l’entusiasmo anche del condòmino più conciliante. Il rischio è che, dunque, ogni possibile nuovo intervento di una certa entità venga di fatto ostacolato o congelato dalle assemblee.

In tempi di scarsissima fiducia verso il prossimo, in pochi si sognerebbero di anticipare in toto i soldi per un lavoro prima dell’apertura del cantiere. La conseguenza è un possibile ulteriore ed inutile rallentamento all’attività delle manutenzioni edili e del loro indotto.

Fonte: Infobuild Energia, leggi QUI.

Lo STUDIO TECNICO BOLOGNINI è a disposizione per eventuali approfondimenti.

mercoledì 15 maggio 2013

La verifica termografica

In base a segnalazioni di esperti nel settore circa il Il 40% degli impianti solari in Italia non funziona correttamente.

Le cause solitamente possono essere ricondotte a tre tipologie: errata installazione (dove ad esempio il montaggio non è stato effettuato correttamente), progettazione insufficiente (in quanto non si è tenuto conto di alcuni aspetti fondamentali), prodotto danneggiato o viziato (con danno non visibile, ma che presenta poi dei difetti che compromettono l'impianto nel suo complesso).

Con la termografia a infrarossi è possibile effettuare una diagnosi approfondita di pannelli solari, fotovoltaici, cappotti, infiltrazioni, dispersioni energetiche e impianti di riscaldamento.

Alcune domande che sovente vengono poste:

- Come faccio a rendermi conto se un modulo non funziona correttamente?

- Il mio impianto fotovoltaico o solare termico sta rendendo davvero quanto dovrebbe?

- Se mi accorgo di un calo dei rendimenti, come faccio a verificare il buon funzionamento dell’impianto?

- In caso di malfunzionamento, come lo dimostro alla casa produttrice per far valere la garanzia?

Se fino ad oggi non era facile trovare una risposta soddisfacente, ora con la termografia molti dei problemi elencati possono trovare finalmente una soluzione.

Il vantaggio della termografia ad infrarosso

La termografia spesso viene definita come la prima attività da svolgere in un programma di manutenzione o in un progetto di ristrutturazione o rettifica. Con la termografia a infrarossi è possibile effettuare una diagnosi approfondita di pannelli solari, fotovoltaici, cappotti, infiltrazioni, dispersioni energetiche e impianti di riscaldamento.












La termocamera consente oggi di risalire rapidamente alla radice del problema: queste avanzatissime strumentazioni, utilizzate anche in caso di indagini legali, sono attualmente uno dei pochi sistemi a disposizione che può consentire di controllare l'impianto fotovoltaico e i moduli solari così da poter essere sicuri che tutti funzionino correttamente e rendano adeguatamente.

In caso contrario, la risultanza che deriva dalle verifiche dà la possibilità di rilevare malfunzionamenti, celle bruciate e sovraccarichi, in modo talmente preciso e inoppugnabile da non lasciare alle varie case produttrici la possibilità di negare la sostituzione del modulo danneggiato.


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Lo STUDIO TECNICO BOLOGNINI è a disposizione per consulenze e valutazioni di intervento per effettuare le verifiche richieste.